Domenica 28 aprile – Brugole e Merletti 2019
a cura di Pasquale Sorrentino (MU Versatile Label)
In base alle tecniche e pratiche di hacking di dispositivi audio e video
(circuit bending, reverse engineering, diy) è possibile modificare e alterare
le funzioni originarie di attrezzature che gestiscono segnali audiovideo, e
crearne di nuove e sorprendenti.
Questo workshop si compone di due moduli, uno tecnico-teorico in cui i
partecipanti apprenderanno le nozioni di base, e un modulo pratico in cui
modificheranno un comunissimo cavo VGA ( Video Graphics Array ) ispirato al lavoro del multimedia artist James Connolly e potranno sperimentare e creare da esso uno strumento altamente espressivo per generare audio attraverso un segnale video in ingresso e modificare un segnale video attraverso una segnale audio in ingresso.
Dettaglio:
1 ora di parte teorica, dove si mostrano esempi e le ideologie alla
base di queste pratiche e si fornisce un infarinatura di elettronica
di base dei segnali video;
2 ore di parte pratica, dove si realizzerà un cavo VGA video-into-audio
e audio-into-video, semplice ma potente strumento passivo (che non
necessita di essere alimentato) per sperimentare e produrre video arte
e sound art, da utilizzare sia in live session e perfomance audio video,
sia nel lavoro di studio.

Domenica 22 aprile – Brugole e Merletti 2018
No Input Mixing, Circuit Bending, Noise e improvvisazione radicale: sviluppo e realizzazione di un nuovo strumento.
Stanchi di questo polveroso presente, consumati dalla tecnologia che non ci appartiene, logorati e distratti dalle pietrine colorate vendute a caro prezzo..

Negli ultimi cinquant’anni si e’ fatta strada nelle nostre vite un’insistente idea di progresso. Il benessere individuale si misurava in soldi, macchine e elettrodomestici, la crescente padronanza nell’uso delle tecnologie informatiche ci avrebbe affrancato dalla schiavitù del lavoro. L’informatica e la microelettronica sono state elette a scienze del futuro, i tecnici sacerdoti di una casta oscura. Eppure smontare un computer non è molto diverso da smontare un motore. La tecnologia del progresso era una tecnologia inaccessibile e lontana, determinata dall’alto e guidata da scelte di mercato. Saper lavorare la terra, conoscere i ritmi delle stagioni, essere in grado di intrecciare cesti, riparare macchine diventava il simbolo di un “vecchio mondo”. Il mondo nuovo, quello veloce e elettronico, ci avrebbe liberato: ci avrebbe dato cibo in abbondanza senza farci faticare, ci avrebbe riempito di cianfrusaglie bellissime, di plastica usa e getta, di una frivola e rilassata agiatezza.