c/o Brugole e Merletti 2016 – Domenica 29 maggio – (orario da definire) – Terreni nella Piana di Firenze
Presentazione del progetto di costruzione di un circuito di scambio alternativo. A cura di Mondeggi Bene Comune
La programmata realizzazione del nuovo Aeroporto e dell’Inceneritore nella Piana di Firenze-Prato-Pistoia ha suscitato la protesta degli abitanti della zona che sarebbero colpiti dai gravi effetti di questo asservimento delle ragioni della collettività a quelle del profitto privato. Ancora una volta una parte significativa della popolazione rivendica l’auto-determinazione rispetto al proprio territorio e alle scelte che lo investono, soprattutto in ordine alle conseguenze sulla salute pubblica che ne derivano.
Ma l’auto-determinazione è qualcosa che può essere conquistato a pezzi? Si può ottenerla/imporla senza avviare un processo che miri a renderla complessiva estendendola ad ogni altro ambito dell’organizzazione sociale? Si può essere auto-determinati politicamente solo per quanto attiene alla gestione dei territori e non anche in senso generale? E lo si può essere rimanendo subordinati nelle altre sfere sociali, per esempio in quella economica?
Per riflettere sul tema e confrontarsi con un progetto che tenta di costruire un sistema autonomo di sussistenza



Ven 11 aprile
c/o Brugole e Merletti – venerdi’ 5 aprile, ore 19.30
Negli ultimi cinquant’anni si e’ fatta strada nelle nostre vite un’insistente idea di progresso. Il benessere individuale si misurava in soldi, macchine e elettrodomestici, la crescente padronanza nell’uso delle tecnologie informatiche ci avrebbe affrancato dalla schiavitù del lavoro. L’informatica e la microelettronica sono state elette a scienze del futuro, i tecnici sacerdoti di una casta oscura. Eppure smontare un computer non è molto diverso da smontare un motore. La tecnologia del progresso era una tecnologia inaccessibile e lontana, determinata dall’alto e guidata da scelte di mercato. Saper lavorare la terra, conoscere i ritmi delle stagioni, essere in grado di intrecciare cesti, riparare macchine diventava il simbolo di un “vecchio mondo”. Il mondo nuovo, quello veloce e elettronico, ci avrebbe liberato: ci avrebbe dato cibo in abbondanza senza farci faticare, ci avrebbe riempito di cianfrusaglie bellissime, di plastica usa e getta, di una frivola e rilassata agiatezza.