Rock’n’ROLL

 

Se ne era accorta la prima volta inciampando per caso in un bicchiere di
plastica accartocciato.

Il rumore era stato un "Crack" sgraziato che l’aveva fatta sussultare.
Era buio, come sempre, la pioggia acida scioglieva gli imballaggi piu’
leggeri producendo un sottile e continuo "Fzzzzz". Rock’n’Roll
continuava ad inciampare nei mille oggetti dispersi in terra e ognuno
produceva un suono che alle sue orecchie arrivava come una scossa elettrica.

Capì con il tempo che i rifiuti di plastica rigida producevano tutti
all’incirca un suono impertinente quando li schiacciavi, le lattine
sapevano variare il timbro a seconda di come le prendevi, i fogli di
alluminio creavano lunghe risonanze metalliche e i barattoli di latta
dovevano essere capovolti per dare il meglio di sè.

Iniziò come posseduta da un invisibile demone a raccogliere oggetti
rumorosi. Il terreno di caccia era il mondo intero, il suo demone
insaziabile dettava i criteri con cui scegliere.

A volte passava giorni interi senza uscire, rintanata nel suo personale
archivio di suoni. Li smontava e rimontava insieme, li assemblava, li
faceva a pezzi, ci saltava sopra. Allenava il suo cervello a ricordare
le seguenze di movimenti che riproducessero l’esatta melodia che il
demone le dettava.

Dopo un mese fu pronta a invitare Vlad al suo primo concerto.

Gli occhi di Vlad erano tristi, ma quella volta li vide febbrili e
agitati. Si spostavano con lei da una lattina a un ciottolo di
terracotta, seguivano su e giù i movimenti della bottiglia di plastica,
pedinavano le vibrazioni dei lacci da scarpe tesi all’inverosimile.

Rock’n’ROLL aveva creato un ritmo che parlava delle loro vite e che dava
corpo ai rimpianti. I suoi concerti divennero sempre più frequenti e
seguiti, Vlad si buttava a capofitto nella folla e altri danzavano
strani balli agitati. Il demone di Rock’n’ROLL mangiò il cuore di tutti
e dettò il suo concitato ritmo ai loro giorni.